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CRIDOLA (Grande Cengia Sud)
Via Valentina (Parete Sud)
relazione: Emiliano Zorzi, Saverio D'Eredità, Carlo Piovan, salita del 20/10/2013
Primi salitori: Sergio Liessi, Lorenzo Beltrame, Luca Querini, 22 luglio 1998
Sviluppo: 265 m
Difficoltà complessiva: D
Difficoltà massima: 5°
Tempo previsto: 4 - 5 ore
Roccia: buona
Materiale:
cordini, dadi, friend, 4 - 5 chiodi (soste da integrare; pochi chiodi di passaggio)
relazione completa in pdf
CRIDOLA (Grande Cengia Sud), m 2200 ca.
Via Valentina (Parete Sud)
Bel percorso del prolifico Sergio Liessi che si svolge sulla lunghissima bastionata sud del Cridola che fiancheggia il sentiero che unisce i rifugi Giaf e Padova attraverso Forcella Scodavacca. Il settore in cui si svolge la via, che come quasi tutte quelle del versante finisce sulla grande cengia a metà montagna, si trova poco prima della forcella, in versante Rifugio Padova. La via si sviluppa in parete, seguendo di volta in volta le conformazioni più favorevoli, fino ad uscire per un colatoio nerastro. La qualità buona della roccia, mai friabile anche se specialmente all'inizio con detriti e scarsamente ripulita (scarsissime le ripetizioni) e l'esposizione solare la rendono un percorso da scoprire in un luogo dove l'unica via conosciuta pare essere la Dino e Maria ( Friuli Occidentale, Itin. 016) .
Accesso:
Dal Rifugio Padova, tramite il sent. 346 si sale verso Forcella Scodavacca e il Rifugio Giaf (altro possibile punto di partenza). Si oltrepassa la colata nera di Dino e Maria e si prosegue per il sentiero ancora per un buon tratto, oltrepassando anche l'Ago del Cridola. Poco prima della forcella, dove il sentiero transita in un pianoro erboso e mugoso con massi, in corrispondenza di un grosso masso con scritta sbiadita "CAI Gemona" (ore 1,30 dal rifugio), si lascia il tracciato segnalato e si sale a sx per erba e radi mughi fino sotto le non lontane pareti.
L'attacco è posto circa 15 m a dx di un profondo canale-colatoio, alla base di un diedrino-fessura. Visibile cordino in clessidra a pochi metri da terra. Meno di 2 ore dai rifugi.
Salita:
1)
Si scala interamente la fessura-diedro (1CL), con un passo un po' più impegnativo in uscita (p. 5°-). Si imbocca poi un canalino obliquo a sx che conduce ad un comodo spiazzo, quasi a margine del grande colatoio. 35 m; 4°, p. 5°-, poi 3°; 1CL, 1CF.
2)
Si supera sul limite dx una piccola fascia strapiombante (p. 4°+), continuando poi per rocce facili ma sporche di detriti fino ad un altro spiazzo (1S+1C, sosta di discesa). Dallo spit si continua in verticale per rocce ripide ma articolate raggiungendo una cengia con mughi, sui quali si sosta. 40 m; 3°, 4°, p. 4°+; 1S, 2C.
3)
Si affronta direttamente la bella parete verticale soprastante, all'inizio con leggera tendenza a dx, puntando alla base di un piccolo settore giallastro e verticale che si vede più in alto. Dopo una decina di metri, su un piccolo terrazzino, si rinviene 1S+1C (sosta di discesa). Dal terrazzino si continua ancora direttamente in verticale su terreno ottimamente appigliato e, superando infine un breve tratto quasi strapiombante (1C), si giunge sul piccolo terrazzino sotto la paretina gialla. 30 m; 4°+, pp. 5°; 1S, 2C, 2CF.
4)
Si traversa a dx aggirando una sporgenza (breve p. 4°+), oltre la quale si continua ancora a traversare per esili ma non difficili cornici per ca. 5 m, fino ad un canalino che sale dal basso. Si rimonta il canalino e poi la verticale breve parete nerastra alla sua dx (p. 4°+) fino al terrazzino di sosta. 20 m; 3°, 4°, pp. 4°+; 2CF.
5)
Una breve fessura (p. 4°+) porta sotto un compatto paretino scuro (1C), limitato a sx da una grande lama rocciosa. Un breve passo verticale (p. 5°), aggirabile a dx su difficoltà più basse, permette di immettersi nel camino-diedro formato dalla lama. Lo si scala completamente continuando per il canalino susseguente un po' inclinato a sx. Superato un cespuglio di mughi si giunge ad un comodissimo spiazzo ghiaioso (sosta su enorme spuntone). 30 m; 4°, pp. 4°+ e 5°; 1C.
6)
Sopra la sosta ci si immette in un ampio canale appoggiato, obliquo verso dx, che si risale completamente prima poco a dx del fondo e poi sulla coricata crestina che lo limita a dx, fino a dove il terreno ridiviene ripido, in vista del colatoio nero d'uscita. 50 m; 1°, 2°; 2CF.
7) Non si prosegue verso dx per la continuazione del canale verso un foro formato da un masso incastrato, ma si sale in verticale puntando al colatoio nero. Rocce non difficili ma non sempre salde conducono sotto una breve fascia strapiombante scura (1CL sotto). La si supera con un passo deciso (p. 5°), continuando poi più agevolmente nel colatoio fin sotto la sua parte nera finale, dove si sosta scomodamente su 1C da integrare. 25 m; 4°, p. 5°; 1CL, 1CF.
8)
Con bella arrampicata si sale interamente il colatoio nero, con passaggi aerei ma ben appigliati, fino ad uscire sulle ghiaie sotto la grande cengia mediana. 35 m; 4°+, 5°-; 2CF.
Discesa:
Ci sono due possibilità:
a) a corde doppie lungo la via
Sarebbe la discesa più diretta e rapida, anche se allo stato attuale, bisogna rinforzare qualche sosta e prevedere di lasciare alcuni cordoni di abbandono. Molto utili due corde da 60 m. La sequenza migliore delle doppie è la seguente:
CD1: 60 m dall'uscita fino alla sosta 6, in cima al facile canale (saltando così la sosta 7 che è da rinforzare);
CD2: 50 m lungo il facile canale fino alla sosta 5 su spuntone (prevedere cordone da abbandono);
CD3: 45 m direttamente in verticale dall'ampio terrazzo (attenzione al posizionamento del nodo), transitando per la sosta 3 (comunque eventualm. predisposta per la doppia) e raggiungendo 1S+1C a metà del tiro 3;
CD4: 40 m, transitando per la cengia con mughi della sosta 2, fino a raggiungere lo spiazzo con 1S+1C a metà del tiro 2;
CD5 55 m direttamente fino all'attacco (attenzione a non smuovere sassi).
Ore 1,30 in totale.
b)
verso la Tacca del Cridola
Discesa non difficile e comunque non troppo lunga attraverso il sistema di cenge del versante sud del Cridola. Prevede solo qualche brevissimo tratto di 2°, per il resto elementare. Richiede un po' di attenzione nell'orientamento (qualche sporadico ometto).
Dall'uscita della via si salgono rapidamente le ghiaie fino all'ampia cengia inclinata (om.).
La si segue verso dx (E) stando in quota ed aggirando un paio di ampi avvallamenti. Dopo ca. 10 min. la banca ghiaiosa si esaurisce. Qui si scende verso dx un canale ghiaioso per ca. 50 m finché sulla sx (mugo e ometto) si può riprendere a traversare in quota per una cengetta stretta ma comoda (om.).
Si aggira una prima spaccatura e poi una seconda (brevissimo tratto delicato a causa del terreno sabbioso). Dal fondo della spaccatura si risale per qualche metro il caminetto (2°), uscendone poi a dx su un terrazzino, oltre il quale si è in cima ad un canalino franoso.
Lo si scende fino a un vicino ampio catino ghiaioso. Si scende l'ampio canalone sassoso e detritico verso S (dx) rientrando così alla base delle pareti e quindi verso dx al non lontano attacco.
Ore 1,30.
NB: dal catino ghiaioso, invece di scendere il canalone sassoso, si può anche scegliere di contornarlo in leggera salita, puntando all'intaglio a monte di un aguzzo torrione sul lato opposto del catino. Da questo intaglio, scendendo pochi metri, si raggiunge il sentiero segnalato che collega Forcella Scodavacca alla Tacca del Cridola. Seguendolo verso S (dx) si rientra alla forcella e quindi all'attacco. In totale ore 1,45.
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