CAMPANILE COMUNELLO , m 2315
Via Mani Fredde (Spigolo SO)
Il Campanile Comunello (in memoria di “Cico” Aldo Comunello) è un monolite di calcare compatto caratterizzato da una spaccatura centrale che le conferisce l'aspetto della cocca di una freccia. Il suo versante sud-ovest presenta una sorta di spigolo arrotondato che ha ispirato il nostro progetto di salita. La roccia è ottima in tutta la via, anche se necessita ancora di un po' di pulizia.
Completamente attrezzata a spit, spit e golfari alle soste con tutti i passaggi difficili ben protetti. É tuttavia possibile integrare con protezioni veloci (friend) sebbene non indispensabili.
La via si presenta nel complesso sostenuta, con passaggi estetici ed un tiro (il primo) difficile e tecnico.
ACCESSO:
Dal parcheggio del Pian dei Buoi si segue il sentiero n.28 per il Rifugio Ciareido. Poco prima del rifugio, prendere a sinistra il sentiero n.272 direzione Rifugio Bajon. Dopo circa 160 metri, abbandonare il sentiero e salire a destra per sentiero verso Forcella San Pietro / Pupo (bolli rossi). Dopo circa 30 minuti, in corrispondenza del grande diedro che taglia l'avancorpo della Torre Laura, uscire dal sentiero e salire a destra seguendo ometti e poi per tracce incerte imboccare il canalone che, con qualche bollo rosso sbiadito, porta alla base della torre dove un golfaro e il nome indica l'attacco. Dal Rif. Ciareido 1 ora.
SALITA:
1) Si sale la placca sopra la sosta mantenendosi, dopo alcuni metri, a sinistra dello spigolo. Attaccare la bellissima placca che con arrampicata tecnica culmina con un delicato traverso a destra per poi approdare alla sosta. 30 m, 5b-c, un tratto di 6c (ev. A1), spit di passaggio, sosta su spit e golfaro.
2) Alzarsi leggermente sopra la sosta per poi deviare decisamente a sinistra su cornice e risalire dei facili gradoni erbosi, si segue poi un'evidente cengia erbosa a destra fino alla sosta. 25 m, p. 4a poi elementare, spit di passaggio, sosta su golfari.
3) Dalla sosta si scavalca lo spigolo per mettere piede su una rampa che conduce ad un diedro il quale si guadagna con un passaggio delicato su roccia aggettante. Seguire per alcuni metri e spostarsi poi su entusiasmante placca aerea. Al termine della placca si sale per terreno più facile a destra fino alla sosta. 30 m, 4c, spit di passaggio, sosta su spit e golfaro.
4) Dalla sosta ci si alza direttamente per placca lavorata a scaglie fino ad intersecare dopo alcuni metri il filo dello spigolo. Si entra nella spaccatura tra le due vette e seguendo a sinistra si guadagna la vetta Ovest. 30 m, 5a, spit di passaggio, sosta su golfaro.
DISCESA:
Dalla sosta finale scendere in doppia per 10 metri tra le due vette. Si rinviene ora una sosta su golfaro e spit, libro di via, che con una calata di 20 metri porta alla base della torre sul versante Nord. Una terza doppia da 35 metri in un canalone con massi poco stabili, porta ad una sella ghiaiosa. Ci si trova in cima al canalone percorso nella parte bassa per raggiungere l'attacco. Scendere il canalone per pochi minuti fino ad incontrare, nel suo punto più impegnativo, un golfaro attrezzato per una doppia. Poi per ghiaione e sentiero fino al parcheggio.
COME NASCE UNA VIA.
“Mercoledì prendiamoci il tempo per guardare anche quella Torre vista da Torre Laura l'anno scorso.....”
"Mani Fredde" nasce così, da questo messaggio che mi ha inviato Andrea a maggio, seguito dalla foto di una anonima e timida torre appena più a sud del Monte Ciareido. E' facile restare affascinati da questo gruppo, un anfiteatro che visto dall'omonimo Rifugio lascia senza fiato.
Abbiamo dovuto guardare con molta attenzione per capire il punto debole da cui attaccare fino a quando, risalito per l'ennesima volta il canale che permette di accedere alla parete, abbiamo individuato uno spigolo che una volta aggirato continuava su una bellissima placca di roccia liscia e compatta che neanche noi ci aspettavamo. La decisione di attrezzare la via in sicurezza per stimolare eventuali ripetizioni è stata unanime. Spit ravvicinati (ma non azzerabili) sul primo tiro, sicuramente il più impegnativo, lasciando il più possibile uno stile classico sulle successive lunghezze che richiede comunque l'uso di protezioni veloci.
Con qualche mezza giornata, sottraendo il già poco tempo libero alla ripetizione di nuovi itinerari, siamo riusciti, passaggio dopo passaggio e con una buona intesa alpinistica, a risolvere questa seppur breve ma interessante via, che si distingue per un'arrampicata varia e mai banale ma soprattutto caratterizzata dal continuo echeggiare del socio Andrea che, durante tutta l'apertura, chiudendo inutilmente i pugni per soffiarci dentro, in più occasioni mi gridava "Marco scusa, blocca un attimo, ho le….. MANI FREDDE"
Russo Marco