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SECONDO PILASTRO DEL BANDIARAC
Dall'Oglio-Cazzaniga (parete S)

relazione: Luca Zanchi, estate 2019

Primi salitori: M. Dall'Oglio e S. Cazzaniga, 1 giugno 1953
Sviluppo: 500 m

Difficoltà massima: 4°+, p. 5°
Tempo previsto: 5h
Roccia: buona, da ripulire
Materiale: NDA

 

 

 


 

 

 

 


SECONDO PILASTRO DEL BANDIARAC, m 2446

Dall'Oglio-Cazzaniga (parete S)

Via carina in ambiente alpino anche se non troppo distante dalla civiltà. Segue l'arrotondato spigolo e la parete sud del secondo pilastro, scartando sempre a sinistra dei vari strapiombi che si incontrano. Arrampicata varia (camini, fessure e parete appoggiata) e difficoltà discontinue, fanno sì che l'arrampicata scorra veloce e piacevole. Nel complesso un po' più semplice se paragonata alla Dall'Oglio sul Terzo Pilastro del Bandiarac.
Roccia quasi sempre ottima, a volte con detrito a causa delle rare ripetizioni. Questo rappresenta un punto di attenzione in alcuni tiri laddove vi sono delle cenge. La chiodatura è sufficiente e vi è sempre possibilità di integrare facilmente con protezioni veloci; utili martello e chiodi in quanto alcune soste sono da attrezzare.
L'uscita della via è singolare in quanto avviene sui morbidi prati sospesi della cengia del Bandiarac che taglia a poco meno di metà altezza il versante Sud delle Conturines.
La discesa lunga ma non troppo difficile completerà la piacevole giornata in mezzo a scenari selvaggi e ad una natura ancora intatta.

Accesso:
Stesso accesso del Terzo Pilastro del Bandiarac (vedi Dolomiti Orientali 1, Itin. 22).
Dalla Capanna Alpina si sale verso una parete gialla sfruttando un largo sentiero su ghiaie. Si traversa quindi a dx fra i mughi per imboccare un canale che punta alla nostra parete (ben visibile dall'auto). Lo si risale faticosamente, tenendo preferibilmente la sx, fino alla base della parete. Qui, invece di traversare a dx verso le vie del terzo pilastro (Parei dl'Tablè), si risale a sx pervenedo all'attacco in corrsipondenza ed a monte di un grosso blocco. 45 min.

Salita:
L1: Si risale per una decina di metri una facile rampa verso dx con roccia rotta (3°) per poi montare alla fine di questa (1C) su di uno spigolo verticale a sx (4°). Lo si sale (1C) fino a quando una vaga cengia porta verso sx alla sosta su di un piccolo ripiano (2°). Il chiodo di sosta si trova un po' più in alto spostato sulla sx rispetto all'evidente fessura al di sopra della sosta. 35 m, 3°, 4°, 2C, 1CF.
L2: Si sale per la fessura soprastante la sosta e, per una bellissima lama (4°), ci si porta ad un terrazzino con grosso mugo. Si segue una comoda cengia verso sx (2°) per poi prendere una rampa ascendente a dx ad un grosso mugo dove si sosta. 35 m, 4°, 3°+.
L3: Salire interamente la successiva placca (4°) fino ad un pulpito di rocce rotte con cordini e maglia rapida. Qui si traversa a sinistra (4°) in buona esposizione per parete verticale fino a quando il terreno diviene più facile ed allora si va a dx per gradoni fino al terrazzino di sosta. Questo si trova ai piedi di una parete gialla incisa da diverse fessure diagonali. Presente un chiodo più in basso a sinistra in posizione scomoda su di una lama precaria. 40 m, 4°, sosta da attrezzare.
L4
: Si segue la facile cengia verso sx giungendo alla base di una lama staccata non visibile dalla sosta. Se ne risale il caminetto (1CL) che questa forma col corpo principale del monte fino alla sua fine (4°). La sosta si raggiunge per gradoni fino ad un grosso mugo. 40 m, 4°, 2°, 1CL.
L5: Si prende l'evidente canalino ingombro verso sx. Lo si rimonta per la costola interna allo stesso arrivando ad un pulpito (4°-). Per bellissima placca (4°) si sale in verticale ricercando i punti più semplici (1CL e 1C), giungendo alla sosta un po' spostata a sx su roccia giallastra, una decina di metri sotto agli strapiombi che delimitano la placca. 45 m, 4°-, 4°, 1CL, 1C, 2CF.
L6: Si continua per placca molto bella (1CL e 1C) fin sotto gli strapiombi (4°), traversando poi per roccia abrasiva in bellissima esposizione verso sx (1CL). Appena possibile si sale per rocce più facili fino a sostare dove possibile su uno dei tanti spuntoni presenti sulla rampa ghiaiosa soprastante. Occhio a non smuovere nella seconda parte del tiro. 40 m, 4°, 2CL, 1C, sosta da attrezzare.
L7: Si sale verso sx verso delle fessurine e canalini superficiali, comunque facili (3°+), mirando ad una piccola selletta con due mughi secchi nei pressi dello spigolo. A sx di questi sostare su di una clessidra (da integrare) alla base di una paretina. 50 m, 3°+, 1CLF.
L8: Si aggira facilmente a dx la paretina sopra la sosta arrivando ad una spalla. Qui si sale dritti per ghiaie superando prima una parete (1CL) con roccia non ottimale (4°-), poi una rampa verso dx di roccia rotta che porta facilmente (2°) ad una grande spalla ai piedi di una parete verticale. Sosta su di una grossa clessidra alla base della parete. Attenzione al possibile attrito delle corde. 50 m, 4°-, 2°. 1CLF.
L9: tiro chiave. Portarsi ai piedi della successiva parete montando su di una costola di rocce rotte. Superarla con decisione (5°) usando l'ottima lama in alto a sx (1C appena sopra il passo). Percorrere a sx la cengia fino ad una fessurina superficiale prima verticale (4°) poi più appoggiata (1C) che va risalita fino ad una depressione della parete. Sosta appena più sopra a dx presso un terrazzino. 30 m, 1p. 5°, 4°, 2C, sosta da attrezzare.
L10: Salire dritti sopra la sosta per rocce prima più verticali (3°+) poi appoggiate per quasi tutta la lunghezza della corda senza via obbligata sostando su uno dei tanti spuntoni. Attenzione alla caduta sassi per i tanti detriti presenti. Sosta da attrezzare su spuntoni. 50 m, 3°.
L11: Continuare per i risalti del vago spigolo senza percorso obbligato. Sosta da attrezzare su spuntoni. 40 m, 3°, 2°.
L12: Per facili rocce si giunge al prato sommitale. 30 m, 2°.

Discesa:
Come per il Terzo Pilastro del Bandiarac (vedi Dolomiti Orientali 1, Itin. 22); si riporta qui la descrizione presente nella guida.
La discesa che si descrive qui è la più rapida, anche se presenta tratti da percorrere con attenzione. Si segnala anche la possibilità di discesa per la Cengia del Bandiarac, più comoda ma più lunga.
Si risale il prato di vetta e si raggiungono le pareti di fronte. Si segue a dx un sentiero con ometti che costeggia le rocce, anche in salita. Una volta incrociato un costone erboso con ometto (gli ometti proseguono verso N lungo la Cengia del Bandiarac – discesa alternativa più lunga ma abbastanza più comoda, che porta al Plan de Sumorones e al sentiero che sale da Capanna Alpina all'Alpe di Fanes) si scende per questo entrando in una valletta erbosa. Si raggiungono dei mughi e si prosegue su traccia stretta fra essi. Usciti più all'aperto si vede una casetta di legno: la si raggiunge scendendo a dx verso degli alberi e poi per traccia di boscaioli. A sx (NE) della casetta si prende una traccia tra i mughi, che diventa ripida e conduce al torrente sottostante che si deve seguire verso il basso (impraticabile se in piena), fino a trovare un sentierino che esce a sx e porta al largo e comodo sentiero n°11 che conduce senza problemi al parcheggio. 3 ore dalla cime al parcheggio.

 


 

 

 

 

 

 

 

SITI GEMELLI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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