ARRAMPICARE 'NO BIG' CARSO E MARE

(IN USCITA IL 20/5/2013)

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JULIUS KUGY

(1858 - 1944)

Non sarebbe esagerato dire che le Giulie non esisterebbero alpinisticamente e culturalmente senza questa figura, personalità poliedrica di alpinista, ma anche scrittore, musicista, botanico e giurista, interprete autentico dell'epoca d'oro della Mitteleuropa, giustamente considerato il cantore delle Giulie.


Nato a Gorizia da madre slovena e padre carinziano, triestino d'adozione, già in gioventù viene rapito dalla visione delle Giulie dalle alture del Carso. É un innamoramento che lo accompagnerà tutta una vita. Compie centinaia di ascensioni, la maggior parte delle quali furono "prime" sia di cime inviolate delle Giulie (tra tutte la Skrlatica, la Cima Alta di Riobianco, la Cima del Vallone), sia in ascensioni invernali (Jalovec, Montasio, Prisojnik, Triglav...). Kugy porta avanti una vera e propria "opera" sistematica e minuziosa di esplorazione delle pareti e dei versanti delle vette giuliane dalla quali scaturirono classiche ancora oggi di grande fascino. Si pensi alla nord del Montasio, alla via della Spragna, la nord del Razor e l'intero versante settentrionale del Fuart (sul quale traccia ben 7 vie!), per non parlare delle montagne di Val Trenta e di una quantità innumerevoli di ascensioni alle cime minori. Si cimentò - seppur con minor frequenza - anche sulle vette delle Carniche e delle Dolomiti, dove pure ottenne alcuni rilevanti successi (prima ascensione di Cridola e Cimon del Froppa) e sopratttutto nelle Alpi Occidentali, seconda patria di Kugy dopo le Giulie, compiendo ascensioni di una certa importanza sul Rosa e nel Delfinato.

Rappresentante forse ultimo dell'alpinismo romantico, egli si accompagnò sempre alle sue fidate guide, bracconieri o pastori locali, uomini con di grandi doti alpinistiche che gli consentirono di conseguire notevoli successi, seppur le sue vie non superino che raramente la soglia del IV grado. Creò legami molto profondi con le proprie guide (in particolar modo i Komac, Oitzinger e Pesamosca) che nemmeno la guerra (cui parteciperà come alpin referent per l'esercito austriaco) riuscirà a spezzare. Intransigente dal punto di vista etico (non volle mai piantar chiodi e professò sempre una forma di alpinismo pulito e scevro da approcci di conquista), fu però generoso con le nuove generazioni cui indicò gli ultimi problemi delle Giulie pur non apprezzando l'evoluzione sportiva dell'alpinismo. Egli fu comunque ispiratore di Comici (cui deve il completamento della visionaria "Cengia degli Dei"), Dougan e della scuola triestina in genere. Notevole è anche la sua opera letteraria. La raccolta di memorie alpine "Dalla Vita di un Alpinista" è ancora oggi una lettura imprescindibile per chiunque si avvicini a queste montagne.

Estesissima la bibliografia dedicata a Kugy e moltissime le opere che lui stesso pubblicò e divulgò. Per un panorama completo si consiglia la sua autobiografiaDalla vita di un alpinista.

L'ALPINISMO DI KUGY

Molto si potrebbe scrivere e raccontare del mito e del pensiero di Kugy. Egli fu un riferimento per l'alpinismo giuliano, dispensatore di consigli saggi e formule ancora oggi molto evocative e cariche di significato. Non a caso veniva affettuosamente chiamato "Onkel Julius", zio Julius. Kugy fu soprattutto interprete di un alpinismo "puro", di stampo prettamente romantico e scevro da ogni atteggiamento sportivo. Egli condannava quei tratti eroici o "superomistici" tipici dell'alpinismo del primo Novecento, privilegiando invece l'approccio contemplativo e rispettoso della montagna. È interessante riportare un passo della Vita di un alpinista che sintetizza bene il pensiero kugyano. Nella zona del Mangart ben poco infatti trasse Kugy. Egli non vedeva in questo seppur soggiogante gruppo montuoso alcuna "via": troppo impervie le pareti, troppo lisci gli appicchi con pochi linee di salita naturali, che è poi la firma dell'alpinista triestino. Ecco cosa dice Kugy.

"In questa zona ebbi dunque la peggio. Ma non m'è rimasto alcun rancore. Direi quasi che con le sconfitte si viene a conoscere la montagna meglio che con le vittorie. Certo che devo proprio ad esse la conoscenza di molte particolarità recondite nelle Alpi Giulie. Ed è fuor di dubbio che il quadro diventa chiaro e completo quando al trionfo di certe giornate si aggiungono le risultanze dei giorni di disfatta. Io ricordo spesso e volentieri i giorni di lavoro, sopra la fascia scura delle selve, nel bacino dei Laghi. Forse si potrebbe prendere là una bella vittoria se si volesse ponderare di meno e osare di più. Ma non consiglio di farlo. Si deve ponderare sempre, osare di rado, e solo quando la probabilità di vincere con pensi il rischio. Noi andammo fino al limite ultimo che ci sembrava concesso. I monti non devono essere i nostri nemici . la base dell'alpinismo deve esser sempre il puro amore della natura e dei monti, un'intima penetrazione nella loro vita, nella loro essenza, nella loro anima."

 

itinerari presenti nel sito e biografie collegate

Zuc dal Bor - Via Normale, con J. Komac
Jof di Montasio - Via Kugy-Horn, con G. Bolaffio, A. Oitzinger e J.Komac
Jof di Montasio - Parete Nord, con A. Oitzinger, J. Komac e G. Bolaffio
Jof Fuart - Gola Nordovest, con A. Oitzinger e J. Komac
Jof Fuart - Via de Lis Codis, con A. Oitzinger e G. Bolaffio, e O. Pesamosca
Cima Alta di Riobianco - Via Normale, con A. Komac
Jof di Montasio - Pilastro Sud, con G. Bolaffio, O. Pesamosca e A. Oitzinger

 

 

 

 

 

 

 

 

SITI GEMELLI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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