IVgrado - FRIULI ORIENTALE
MONTE ZERMULA
Via di Destra (Parete Nordovest)
relazione: Emiliano Zorzi
introduzione presente nella guida
Questa via, offre una caratteristica arrampicata su calcare stratificato e molto lavorato con profonde fessure e diedri, tipica del versante N del Zermula (o meglio della sua Anticima Est). Svolgendosi lungo costoloni, diedri appoggiati e placconate coricate, su difficoltà basse e terreno che permette di aggirare anche quelle poche che si incontrano, questa via è adatta a mezze giornate da riempire o a chi muove i primi passi da capocordata su terreno praticamente senza ancoraggi presenti ma molto facile da assicurare con dadi e friend.
L'itinerario, il più semplice della parete, si svolge verso il margine dx della placconata, poco oltre la caratteristica placconata liscia della "slavare" (percorsa da un'altra via simile probabilmente più interessante). Sono stati lasciati alcuni cordoni semplicemente per orientamento. Dopo alcuni tiri, comunque, la montagna si appoggia ulteriormente, trasformandosi in un pendio di roccette e detriti che non offre più molto interesse e dove, con un minimo di esperienza, si può procedere slegati o a corda corta per evitare di smuovere sassi.
racconto della salita e impressioni
La Via di Destra è una invenzione. Nel senso che è un percorso che, assieme al Pietro, abbiamo percorso più per caso che per volontà. Anzi, la volontà era di andare su una via che, vedendo la guida CAI, pareva (e probabilmente lo è) interessante. La Via Slavare.
Lo Zermula è per noi una montagna sconosciuta ma, come ormai da copione, l'estate 2010 e gli ameni giri per la redazione della guida, mi portano a vedere vari posti nuovi. Devo confessare che, anche se molte volte le scalate non sono in realtà delle vie divertenti, mi ci sto abituando ed anzi è divenuto quasi un piacere girare in posti a me sconosciuti e spesso poco frequentati in generale. Come si sa il bello e il brutto sono concetti relativi ed estremamente soggettivi. Spesso parlando con amici sento definire vie che per me sono carine o per lo meno accettabili come delle ciofeche da evitare. Sarà che ormai l'attività "esplorativa" mi ha reso di bocca buona o, più probabilmente, essendo strettamente attaccati alla bellezza dell'arrampicata intesa come serie di bei movimenti e niente più, sicuramente molte vie sono delle ciofeche. Guardandole invece con gli occhi e lo stimolo di mettere le mani su qualcosa di nuovo, i parametri cambiano.
Come dicevo, lo Zermula non è certo una grande montagna. Non è certo un posto completamente scnosciuto dato che, grazie all'elementare via normale o alla via ferrata, sono molti quelli che si ritrovano sulla sua panoramica cima.
Le arrampicate, sul suo versante nord (gli altri sono pendii di erba) forse non sono "le migliori" delle Carniche se si giudicano con i paramentri precedentemente espressi. Ma per chi sa apprezzare posti diversi possono diventare vie comunque degne di una uscita.
Così facciamo anche noi in una giornata di giugno 2010: una spedizione in grande stile, visto che io e il Pietro ci dirigeremo sulla Slavare mentre Saverio e un'amico, che comunque si sono mossi da Pordenone per loro conto, saranno sulla Meledes.
Visto che le previsioni mettono pioggia dal pomeriggio partiamo ad ore antelucane da casa. Alle 8 del mattino siamo già con le scarpette ai piedi. Il problema è che, con la nostra solita sufficienza, individuiamo un posto d'attacco fantasioso: durante l'avvicinamento non ci siamo minimamente preoccupati di guardare un po' la parete, mentre ormai da sotto non si capisce più niente, tutto pare simile. Sappiamo solo che dobbiamo arrmpicare, come dice la guida grigia, su una cresta arrotondata sulla sinistra della ferrata. E questo facciamo. Purtroppo però non sulla Via della Slavare.
Il primo tratto di tutte le vie sullo Zermula è sempre bello e divertente, in quanto la larga parete inclinata è più ripida alla base. Dei caratteristici costoloni di stratificazione formano molti diedri paralleli e inclinati verso sinistra. Attacchiamo, dopo qualche numero circense sulla neve ancora presente, dove la famosa cresta pare più individuata e dove la roccia ci sembra migliore.
Fra l'altro la pietra è veramente molto bella! Facile, solida, appigliata ed anche proteggibile. Insomma quello che ci vuole per degli scarsi come noi.
Saliamo una parete articolata, un diedro, troviamo anche un chiodo! Della placca della Slavare neanche l'ombra (anche se è poco a sinistra, data la morfologia della parete sui lati non si riesce a distinguere niente.
Facciamo qualche sosta, passiamo divertendoci un tratto più ripido con alcuni chiodi (che pensiamo erroneamente essere l'uscita della Slavare) e sul più bello dopo soli tre tiri, le placche lasciano il posto a dei canali appoggiati di ghiaia e roccette affioranti. Questo è veramente il punto debole di queste salite: la parte di bella arrampicata si riduce a poco: più si va verso destra sulla parete e meno si arrampica. E noi giustamente siamo sulla "Via di Destra". Vabbè, pazienza.
Da qui in poi si sale più che altro su terreno "da alto escursionismo". Scarpe da ginnastica, corda corta o meglio ancora slegati, fino quasi sotto la cresta terminale. Qui, almeno, un ultimo piccolo regalo ci fa rimettere le mani sulla pietra. Niente di che ma almeno si arrampichicchia ancora un pochettino fino all'uscita.
Sosta proprio sulla cresta. Sembra affilata e anche un po' esposta per andare a prendere la ferrata. Ma niente di tutto questo, basta mettere il naso oltre e si vede che solo qualche metro sotto sull'altro versante corre un sentiero di guerra ben tenuto.
Andiamo in cima (bel panorama) e cerchiamo con lo suguardo il Saverio. La parete si vede di taglio ma comunque su distinguono due loschi figuri che stanno scendendo a doppia sul primo tiro della loro via. Grido insulti (bonari) verso quello che credo essere Saverio. I loschi figuri non mi rispondono, anche perché forse a loro gli insulti non saranno sembrati bonari. Scopriremo poi che erano due amici di Saverio, partiti con loro che poi hanno abbandonato. Anche perché sarebbe stato clamoroso che tre cordate fossero sullo Zermula lo stesso giorno.
Noi iniziamo la discesa, anche perché ci ricordiamo che il pomeriggio dovrebbe piovere ed infatti le nuvole stanno già girando. Per la via normale rientriamo al Cason di Lanza, dove incrociamo i due alpinisti insultati (fortuna che loro non sanno che ero io a gridare). In discesa incrociamo anche varia gente che sale e scende per il frequentato sentiero. Non pensavo che lo fosse.
Alla una di pomeriggio siamo a Paularo in sagra con luganeghe e birra. Telefoniamo al Saverio e loro sono appena arrivati in cima alla via. Anche la Meledes potrà corredare le vie dello Zermula presenti sulla guida, assieme alla nostra fantomatica Via di Destra.
AGGIORNAMENTI E NUOVA RELAZIONE
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