IVgrado - FRIULI OCCIDENTALE
PAL PICCOLO - Scogliera
Via Polvere di Stelle (Parete Sud)
relazione: Emiliano Zorzi
introduzione presente nella guida
È un tracciato aperto nell'ormai lontano 1980 in stile "puro" da De Rovere & c. e, per l'epoca via di elevato impegno. Chi ancora oggi lo percorre, dopo che è stato riattrezzato con caratteristiche sportive, non può non rimanere ammirato dalle difficoltà superate con soli dadi e friend. La via si svolge con percorso vario, fatto di diedri, fessure, placche e dallo strano, difficile ed esposto tiro chiave della lama sospesa. Si tratta di una via sportiva di tutto rispetto, con difficoltà quasi esasperanti per il "quartogradista". La roccia è ottima e richiede sempre un'ottima tecnica, anche se - e questo da il nome alla via - in vari tratti è ricoperta da una sottile polvere caratteristica di questo settore di parete.
Nella parte alta percorso vertiginoso; discesa a doppie lungo la via laboriosa e molto esposta.
racconto della salita e impressioni
Oltre al racconto qui sotto (di Emiliano Zorzi), affascinante anche il racconto di Sandro De Toni e della sua salita solitaria, dal titolo Giardini Verticali.
Una splendida giornata invernale, febbraio 2011, ci porta su questa assolata parete percorsa da un reticolo di vie da falesia, generalmente molto impegnative e molto "carniche". La stessa pietra di questa Scogliera del Pal Piccolo è "dura" e arcigna, ben diversa dal geograficamente vicinissimo calcare grigio e solare, scavato in rigole, delle vicine Placche Val di Collina, del Panettone ma anche delle pareti soprastanti il Passo Monte Croce. Il bel racconto di Sandro De Toni e della sua solitaria mi ha acceso la fantasia e, vista la giornata, è un peccato non aprofittarne.
Con il Gerri in testa, siamo sotto alla parete. Il cielo perfettamente sereno ed il sole ci permette di arrampicare in maglione. Pur se l'ambiente circostante è accogliente, l'arrampicata si rivela subito rude, come da previsione del resto. Il primo diedro di 5a cosparso dalla tipica "polvere di stelle" già mi dà il buon giorno, impegnandomi già notevolmente e dovendomi esibire in uscita nella peggiore tecnica di appoggi di schiena supportato dall'attrito del pail e prese improbabili su erba.
Ci si presenta davanti una placca appoggiatissima e ben spittata. Temevamo che la via avesse un'attrezzatura approssimativa, in realtà è una vera e propria via sportiva a parte qualche inspoegabile e raro "buco". Su questa placca, comunque, visto che non serve nemmeno appoggiare le mani, data l'assenza di rughe ed appigli, qualsiasi ammenicolo di assicurazione integrativa non è che serva a molto. È solo un remare di piedi. La placca muore sotto delle fessure ripide, che, quasi come contrappasso, si arrampicano di forza e portano sotto alla caratteristica lama spuntone che è la porta d'accesso all'espostissima parte alta della parete.
Il successivo tiro chiave è proprio caratteristico, nel senso che ognuno si deve arrangiare come può con appoggi e prese improbabili. Io, naturalmente, dall'alto della mia pochezza gradisco non poco i bei appigli di metallo ad occhiello che mi si presentano davanti. La fatica comunque è molta e finisco fuori giri. Anche il Gerri, da primo, ha avuto il suo bel daffare. Mi chiedo che razza di fegato deve avere avuto chi l'ha aperta a dadi e friend trent'anni fa!
Il successivo tiro d'uscita, anche questo in esposizione galattica, è sicuramente uno splendido tiro per chi domina la situazione. Per chi invece rema come può è un'altra bella bastonata nei denti. Dopo una lotta del Gerri con un cespuglietto spinoso che infastidisce non poco e una uscita dal tratto più difficile, dove la fessura diviene diedro, un po' al limite, tocca a me arrangiarmi. Meglio non guardare di sotto e fare buon affidamento sulla corda davanti.
La via (attuale) termina su un terrazzino che dire esposto è poco. L'uscita dalla parete non è allegra e ci accingiamo a scendere a doppie.
Da dove siamo la nostra corda da 70 m pende allegramente nel vuoto a circa 15 metri dalla terrazza nei pressi del secondo tiro, cosa che non fa certo una bella impressione.
Occorre lavorare anche in discesa: "ripercorriamo" l'ultimo tiro rinviandoci anche per effettuare la doppia e non restare appesi nel vuoto siderale come formaggi auricchio.
Altre doppie belle verticali su soste "da scoprire" di riporta al sentierino d'accesso.
Giornata emozionante.
RELAZIONE AGGIORNATA NELLA NUOVA GUIDA
ALPI CARNICHE OCCIDENTALI