LISTA GENERALE RELAZIONI






IVgrado - FRIULI OCCIDENTALE

PRAMAGGIORE
Via del Novizio (Parete Ovest)

relazione: Emiliano Zorzi

introduzione presente nella guida

Il nome stesso della via indica che questo percorso è adatto a chi muove i primi passi sulle rocce montane, anche se è da considerare che richiede un po' di orientamento ed è praticamente disattrezzato. Il settore sx del bel versante occidentale del Pramaggiore offre molte linee di salita facili ed è interrotto da ampie cenge. Qui si cerca di riproporre una salita del prolifico Sergio Liessi anche se sicuramente dopo un paio di lunghezze questo percorso se ne discosta, senza comunque che muti la sostanza, anche perchè su terreni del genere è praticamente impossibile seguire una linea ben identificata. Ciò vale anche, e tanto più, per questa proposta, per la quale i riferimenti a tiri e distanze sono da ritenersi puramente indicativi, anche considerando che la ripetizione è stata effettuata in solitaria e senza corda.

racconto della salita e impressioni

Finalmente la tanto attesa reunion delle tre menti e sei mani della guida. Un crogiolo di intelletti ed intenti si riunisce al Rifugio Flaiban-Pacherini per partire all'esplorazione di questa zona completamente assente, per ora, dalle nostre grinfie.
Su suggerimento di Claudio Mitri, gestore del rifugio e amico di Saverio, abbiamo come meta la Via Barbara al Pramaggiore, che sembra la più meritevole del posto.

Giorno 2:

Sveglia e in cammino verso il Pramaggiore. Non è proprio una passeggiata di salute, anche perché la risalita alla Forcella La Sidon Alta fa cacare e non poco. C'è anche un vecchio cavetto metallico consunto che potrebbe servire al più a farti prendere il tetano. Gioie delle montagne friulane!
Giunti in forcella il Pramaggiore spunta vicinissimo e d'improvviso. È una bella mole di pietra, non grandiosa, ma elegante.
Siamo ancora nella nebbia. Lasciamo lì un po' di roba, dato che da qua si diparte la normale di discesa, e scendiamo verso la parete ovest e la nostra via, confidando nell'uscita del sole.
Opportunamente e finalmente le nubi se ne vanno e vediamo la bella parete, ampia e abbastanza alta. Girandoci sotto arriviamo all'attacco: un po' tardi in verità, considerando che siamo in tre: io, Saverio e Carlo.
Avendo in tasca varie relazioni e schizzi del librone del rifugio, mi accorgo che lì a fianco corre una fantomatica Via del Novizio: nome quanto mai ispiratore. Si vedono tiri di secondo e terzo grado che portano fino in cima. La parete, in quel settore, infatti dà la impressione di bonarietà.
Da un po' di tempo mi frullava l'idea di fare qualcosa da solo. Prendo la palla al balzo e, confidando che in caso di qualche problema, gli altri che sono su una via a fianco potrebbero accorrere al riscatto, dopo vari tentennamenti (vado, non vado, vado non vado), alla fine vado.
Porto con me la sola vecchia corda di abbandono che avrà una decina di metri, per eventuali calate disperate, e parto con zaino, scarpette e buona volontà.
Una prima rampa facile e un passaggino di bella roccia ma esposto dove devo mettermi le scarpette visto che sono un po' inflaccidito dal fatto che non ho sicure. Almeno ho trovato un chiodo dov'era segnato sulla relazione. Sono sulla via giusta.
Sopra, il monte si apre in grandi cenge inframmezzate da rocce molto inclinate che si possono scalare ovunque. Il dilemma principale è cercare di seguire la relazione. Naturalmente non ci riesco e dopo un po' non trovo mai i vari chiodi delle soste che dovrebbero esserci. Comunque bene o male si sale.
L'ultimo tratto della via, o meglio di quella che sto facendo, si infila fra torrioni e camini che portano all'ormai vicina cresta sommitale. Dopo vari tentennamenti ne infilo uno che sale dritto, anche se uno sghembo a sinistra appare più invitante (cioè più facile) per chi sale solo. Un ultimo tratto con un po' di pepe ci voleva (o forse no). Comunque sopra sbuco sul sentierino della normale, con sollievo e soddisfazione.
Vado alla vicina cima, scrivo il nome, mangio in compagnia di un camoscio che non ha nessun timore reverenziale e quasi viene a togliermi dalle mani i crackers (da quando i camosci mangiano crackers non si sa). Passo lì quasi due ore (la scalata è durata solo mezz'ora per quasi quattrocento metri), anche perché i miei compari comunque devono sbucare qua. Dopo questo tempo, cucinato dal sole, decido di scendere per la normale e poi all'attacco. Poco distante dalla cima sbuca un regolare diedro che penso, erroneamente, essere quello della Via Barbara. Guardo giù ma non vedo e sento nulla. Mah forse saranno scesi. Sono invece da un'altra parte della montagna come constato una volta di nuovo all'attacco.
Li guardo con il binocolo fino quando sbucano in cima e risalgo poi alla forcella dove scende la normale dove ci riuniamo in combriccola. La combriccola del Pramaggiore.
Due vie in tre.

 

RELAZIONE AGGIORNATA NELLA NUOVA GUIDA
ALPI CARNICHE OCCIDENTALI

 

 

 

 

 

 

 

CORREZIONI ed AGGIORNAMENTI

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IMMAGINI AD ALTA DEFINIZIONE SCARICABILI




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