IVgrado - FRIULI OCCIDENTALE
CRETA DELLE CHIANEVATE / PILASTRO DELLA PLOTE
Via Castiglioni (Parete Sud)
relazione: Emiliano Zorzi
introduzione presente nella guida
Classica via della magnifica zona delle Chianevate, anche se come per molti percorsi di fama delle Carniche non ha una frequentazione assidua. Il percorso, che combina la parte inferiore della Via Castiglioni - che risale la gola fra pilastro e parete fino all'Anticima Est - e la variante di Mario Di Gallo lungo il bellissimo pilastro è ormai la combinazione più seguita e meritevole, con la conseguente discesa a corda doppia lungo il pilastro. Il percorso originale di Castiglioni prevede una "logistica" più complessa, prevedendo la discesa per la laboriosa Via Normale delle Chianevate, pur essendo anch'esso affascinante. Lungo il tracciato qui segnalato l'arrampicata si svolge divertente quando non entusiasmante sugli ultimi tiri, mentre in basso la breve parete friabile del terzo tiro, unico neo della via, richiede una buona dose di attenzione anche se lungo la stessa è stato lasciato qualche chiodo in più e sono state risistemate le soste alla base ed in uscita.
racconto della salita e impressioni
PRIMA USCITA:
Ma come fa ad essere una via raccomandata (anche se forse non la fa quasi nessuno a giudicare da come non è attrezzata) una roba del genere!
Luglio 2011: Dimitri, Saverio ed io siamo già alle prese con l'attacco della via. L'enorme cono di neve ci obbliga ad arrampicare in traverso nella profonda spaccatura fra questo e le rocce: non è proprio l'accoglienza che speravamo e, già i primi metri, sentono le sonore martellate del mio martello artigianale made in Fincantieri. Dopo un tempo interminabile eccoci sul comodo terrazzino dove inizia veramente la via. Altro tempo vola per attrezzare la sosta.
Disunito da questa prima parte imprevista a metà della prima fessura, scendo di nuovo giù per lasciare il posto al Saverio che con abile uso di friend la "vince" (o meglio non la perdiamo), esce a sinistra sulla cengetta, come pare indicare la guida e raggiunge la base della famigerata paretina friabile, segnata sulle guide e ricordataci anche dal Gerri, venuto qui anni fa. La sosta è fatta di due chiodi abominevoli, che è meglio non disturbare troppo, fra l'altro in posizione a dir poco esposta.
Per stare in tre siamo sistemati nel modo più improbabile, sempre badando a non disturbare troppo la sosta.
Saverio inizia la scalata della parete, che poi, per la sua solidità denomineremo "la parete di sabbia". Si vede che chi è passato di qua era anche lui alla frutta: ci sono vari chiodi piantati (per così dire) in posti improbabili e dalla tenuta inutile.
Un tratto più ostico degli altri e l'andatura da lumache stanche ci fa desistere. Siamo di nuovo tutti e tre in sosta: ma da qua calarsi sarebbe più che una roulette russa. Fortuna che abbiamo tempo e chiodi a volontà.
Ridiscendo allora con arrampicata delicatissima alla cengetta sottostante, altrettanto esposta ma almeno solida. Due ottimi chiodoni piantati fino all'osso finalmente rincuorano la comitiva. La cordazza ci permette di fare un'ottima sosta che rimarrà anche ai posteri e giù con una doppia volante fino all'attacco.
Che via del piffero.
SECONDA USCITA
Agosto 2011:
Sulla guida non può non esserci una via conosciuta come questa, e tanto meno a causa della nostra manifesta incapacità.
Un perioro di auto-training ci convince che noi siamo fatti per la parete di sabbia e lei per noi. Per un'uscita del genere, non poteva mancare la partecipazione del Filosofo, che sostituisce il Saverio, oggi impegnato sul Deye-Peters.
Si ripete il tran tran della volta precedete, anche se tutto procede infinitamente più veloce, conoscendo già la bestia e potendo approfittare della sosta già fatta. Di sicuro nessuno è passato nel frattempo, dato che un kevlar che avevamo dimenticato lì ancora ci saluta.
La parete di sabbia tocca a me, visto che mi sono auto-convinto che la sua scalata sia una porcata, ora che abbiamo la sosta sotto.
Arrivo alla schifosa sosta dell'altra volta e tolgo il chiodo peggiore dei due. Poco sopra, all'altra coppia di chiodi, ugualmente penosi, faccio lo stesso. Il primo dei recuperati poi lo pianto in un buco che pare ottimo per assicurare un primo sabbione indecente. Tutto il terreno circostante suona come una campana. Fortuna che le difficoltà sono umane e si può salire senza tirare troppo con le mani. Un altro bel chiodo entra e rimane lì. In alto un ultimo passaggio ignobile verso destra, con un vecchio chiodo, porta di nuovo sulla roccia grigia e solida. Con i chiodi di recupero piazzo anche questa sosta con cordazza, in omaggio ai percorritori. La parete di sabbia è andata. Il Filosofo opera un radicale disgaggio di grossi spuntoni che aspettano solo di essere spostati verso la gravità, anche se credo che qui si potrebbe a rimanere a disgaggiare per sempre arrivando fino in Cina.
Bon, meno mal.
La parte che segue ci riserva invece la sorpresa contraria. Molto bello il canale, sia nelle parti elementari che in quelle più di arrampicata. La conformazione e le difficoltà segnalate sullo schizzo che abbiamo sono diverse ma non si può sbagliare via.
Sul pilastro della variante che conduce in cima alle Plote, lo scalare è una goduria pazzesca. Quasi un contraltare alla parete di sabbia. Con alcuni tiri fra i più belli, che mi ricordano, pur su roccia diversa, alcune splendide scalate nelle Pale di San Martino, siamo in cima al pilastro.
L'ultima difficoltà, raggiungere la prima sosta di discesa. Siamo saliti sul bordo sinistro del pilastro, credo lungo l'ultima parte della via di Mazzilis, mentre l'espostissima prima sosta di calata è, molto vicina, ma dall'altra parte. Un rocambolesco breve traverso e oplà!
Giù a doppie per la vertiginosa parete e fine della giornata in Casetta del Canadà con birre a volontà. Una parete di sabbia difende una delle più belle classiche delle Carniche.
Arriva anche il messaggio del Saverio che sono in cima al Deye. Gran giornata!
RELAZIONE AGGIORNATA NELLA NUOVA GUIDA
ALPI CARNICHE OCCIDENTALI