IVgrado - FRIULI OCCIDENTALE
DENTE DEL PESCECANE
Via Renny e Goofix (Parete Sud)
relazione: Emiliano Zorzi
introduzione presente nella guida
Via molto divertente che, nonostante la sua brevità, è una delle più consigliabili della zona. Si tratta di un percorso dalle difficoltà omogenee su roccia molto buona ed aderente, sul quale bisogna fare attenzione solo a qualche isolata scaglia poco solida, che ha il vantaggio di trovarsi a pochi minuti dal rifugio: adatto quindi a mezze giornate. La parete del Dente del Pescecane, sul cui limite sx si svolge la via, prende sole dal primo pomeriggio, mentre è in ombra il mattino.
racconto della salita e impressioni
Ogni tanto delle viette secondarie riservano delle belle chicche divertenti.
Adire il vero, non era esattamente nei nostri programmi questa via in quanto sul finire dell'estate 2010 con il Dimitri e il Gerri eravamo partiti per la via di Perathoner alla Cima Dieci.
Giunti a Sappada un nebbione, previsto in dissoluzione, ci accoglie. Saliamo verso il Rifugio Monte Siera, fra l'altro sbagliando strada (40 minuti di bestemmie per la fatica spesa inutilmente), e quindi su per il ripido ghiaione che porta all'attacco, o almeno a quello che sembra esserlo. Rapido consulto e il Gerri, primo designato, si rifiuta di salire con visibilità a meno di 10 metri . Gli altri si adeguano. Sono le 10 del mattino e cerchiamo una soluzione alla giornata.
Intanto ridiscendiamo verso Sappada. Lungo il cammino arriva l'idea di questa vietta che, speriamo, sia sopra la cappa di nebbia.
Salita in macchina alle Sorgenti del Piave. Al parcheggio c'è ancora sta maledetta nebbia anche se sopra pare esserci uno spiraglio di sole. Della musica proveniente dal Rifugio Calvi ci attira come il canto delle sirene. Per un attimo balena l'idea di non portarsi nemmeno gli zaini e di sallire al rifugio liberi e belli per partecipare al montante festino.
Un ultimo sprazzo di volotà ci fa raccogliere le corde e il resto.
Proprio al rifugio si sbuca sopra la nebbia in una giornata di sole splendido, con un paesaggio reso ancora più bello dal mare di nubi sottostante.
Rincuorati siamo all'attacco quando sta iniziando il pomeriggio.
La via scorre piacevolissima, specialmente per il terzo di cordata come me, che praticamente non ha nessun compito se non portare su sé stesso. Fra l'altro mi sento proprio sciolto: arrivati alla prima sosta, che attrezziamo su un enorme clessidrone con la nostra solita cordazza (strano che non ci sia in giro questa prima sosta attrezzata), mi accorgo, con gioia del Gerri, che ho lasciato distrattamente lo zaino alla base e sto salendo senza nulla. Fortuna che non è l'Eiger: non moriremo di fame e di sete e, speriamo, neanche di freddo visto che il sole è accecante.
I bei passaggi su roccia bella e lavorata si susseguono. C'è tempo anche per foto improbabili.
Dall'uscita un brevissimo tratto di cresta affilata e spaccata ci porta sull'espostissima sosta finale della Via della Carie e, con alcune doppie veloci siamo di nuovo giù.
Arriviamo al rifugio che la musica è finita, per sfinimento alcolico dei suonatori.
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