LISTA GENERALE RELAZIONI






IVgrado - DOLOMITI ORIENTALI - parte 2

SPIZ NORDOVEST
Via Angelini-Tomassi (Spigolo Nord)

relazione: Emiliano Zorzi

introduzione presente nella guida

Via di scoperta in ambiente ameno ma selvaggio allo stesso tempo. Si svolge sul bel sigaro di roccia che domina il Rifugio Sora 'l Sass. Il fatto che si tratti di uno degli Spiz minori non inganni: la salita richiede esperienza alpinistica dato che bisogna scoprire il percorso metro a metro, su roccia buona ma chiaramente non ripulita e con tratti con detriti o mughi. La salita si compone di una prima parte di approccio lungo un profondo canale e salti con mughi e da una seconda di bella arrampicata sul torrione finale. Alcuni passaggi, che forse non ricalcano il percorso originale, sono comunque impegnativi, così come lo è la discesa, specie per quanto riguarda l'orientamento su terreno senza nessuna traccia di passaggio. Salita ideale per chi ama la wilderness. Attrezzatura in parete quasi assente, a parte qualche cordino per il solo orientamento lasciato durante la nostra ripetizione.

racconto della salita e impressioni

Questa bella salita dal fascino antico mi aveva attratto da un po' di tempo, sfogliando la guida CAI della zona.
Sembrava avere tutte le caratteristiche per una scalata tranquilla ma di soddisfazione, fuori dai circuiti soliti.
La gestazione è stata lunga: in una incerta giornata di metà luglio del 2012 con l'amico Pietro partiamo ad ore nemmeno troppo antelucane da Monfalcone. La salita comunque sembrava poter scorrere rapida nelle nostre intenzioni.
La salita al Rifugio Sora 'l Sass (bellissimo posto!!) già dà il primo campanello d'allarme. Le gambe prosciuttate, come del resto spesso capita ultimamente, fanno già pagare un bel dazio di fiato e fatica.
Dal simpatico gestore capiamo anche che la scalata non viene fatta da nessuno, nonostante secondo la guida sia consigliabile, così come l'affascinante selva di pareti circostanti sembra essere frequentata solo da qualche amante locale.
Solo grazie alle sue indicazioni riusciamo a capire qual'è il modo migliore per avvicinarsi alla parete, molto vicina ma anche difesa da un'enorme e inestricabile selva di mughi. Sulla guida CAI pareva che dalla casera ora rifugio alla parete una semplice passeggiata di 15 minuti a vista ci avrebbe permesso di iniziare a scalare. Invece solo un "passaggio segreto" indiretto ci permette di raggiungere l'inizio della scalata. Sono ormai le 11 di mattina.
A complicare le cose ci si mette la nostra incapacità di interpretare la relazione in nostro possesso. Si parla di un canalone che in 45 minuti porta al grande pulpito di mughi all'inizio della scalata vera e propria. Da ciò ne desumiamo che si debba più o meno camminare in qualche stretto canale.
Perciò imbocchiamo quello che pare rispondere di più a questa convinzione e dopo una ventina di minuti sbuchiamo nell'ampio ghiaione della Forcella dei Gendarmi, da tutt'altra parte rispetto alla nostra parete.
Una cengia comunque pare condurre verso destra al canalone sospirato. Dopo un tratto facile un ultimo breve traverso di una decina di metri permetterebbe di entrare nel canale. C'è pure un cordino logoro che permette una "simil-sicura". Ma le difficoltà insperate, l'orrido buco sottostante ed altre amenità ci fanno desistere.
Capito ormai l'arcano ci rimbocchiamo le maniche e ridiscendiamo al punto d'attacco che ormai abbiamo capito qual'è.
A mezzogiorno eccoci di nuovo daccapo. Il primo tratto non è il facile canale che speravamo bensì un camino in tutta regola con alcuni passi impegnativi.
Parto legato ad una sola corda e giungo ad un terrazzino. Traversando su questo muovo un grosso sasso che cade e, sfiga delle sfighe, spezza la corda di netto. Coro di bestemmie incontrollabile!! Anche perché ormai vista l'ora avevamo in mente solo una ricognizione.
Ritornata a stento la calma, effettuiamo brevissimo tiri, gli unici permessi dal nostro moncherino di corda (di usare l'altra non ci penso neanche), lasciando pezzi dell'altro moncone su clessidre, sassi incastrati ecc... a mo' di sicure e ancoraggi per le future ancora più brevi doppie irrisorie che ci aspetteranno.
Arriuviamo allo slargo del canale già precedentemente visto durante la traversata abortita e pensiamo che continuare con una corda così corta sarebbe un suicidio. Una serie di doppie da 10 metri o forse meno ci riportano alla base con la corda fra le gambe.
La decisione di salire dietro allo Spiz per il Giaron e vedere la normale sembra una buona idea ma lo sfasciamento fisico e morale ci assale prima di arrivare alla Forcella del Canalone Nord e decidiamo di andare a ingurgitare una sequela di birre in rifugio.

24 settembre 2012
La voglia ritorna e con Gerri siamo in rifugio a passare una comoda notte. Sveglia e colazione e via; il "passaggio segreto" e i numerosissimi ancoraggi dell'altra volta ci fanno ritornare in un tempo velocissimo al punto massimo.
Continuiamo per la parete a destra del canale, fortunatamente libera dai mughi ma che all'inizio comunque ci obbliga a un tiro di corda nemmeno troppo facile. Più rapidamente poi arriviamo allo spallone dove la guida dice che inizia la via vera e propria.
In effetti il tozzo torrione dello Spiz offre proprio una bella parete sulla quale non appare chiaro dove ci siano questi terzi gradi segnalati. Certi tratti sembrano molto ripidi e compatti. In effetti la scalata si rivela bella e selvaggia con qualche tiro impegnativo, specialmente il decimo, che solo la presenza di un chiodo ci suggerisce come affrontare e raggiungere una provvidenziale fessura nascosta in mezzo a placche ben impegnative.
Giunti in cima sappiamo bene che ci aspetta una discesa avventurosa.
Segni di passaggio nessuno, nonostante una o due volte all'anno la cima sia visistata.
Scendiamo in qualche modo alla forcella con il vicino Spiz Tiziana che sappiamo essere la nostra ancora di salvezza, visto che di quello abbiamo una descrizione comprensibile della discesa.
La via normale al Nordovest, è quasi impossibile da individuare non avendola percorsa in "salita" (si tratta in realtà di una traversata su cenge con un passaggio "agghiacciante" per esposizione poco dopo l'inizio, che da dove siamo ora diviene impossibile individuare).
Con un tiretto ci portiamo quindi sulla cengia dove passa la normale al Tiziana. Finalmente riusciamo a seguire senza troppi patemi una descrizione convincente e la vista dei non lontani sottostanti ghiaioni del "Giaron" ci conforta.
L'ultimo brivido della giornata è il superamento della spaccatura citata nella relazione. Un bel problema se non avessimo portato previdentemente con noi uno spezzone di 10 metri di corda da abbandonare che ci permette di scendere fino al punto più stretto della spaccatura ed oltrepassarla. Poco oltre c'è da scendere un gradino alto 2 metri che si dice sia possibile scendere con un salto. In effetti sotto c'è erba con qualche sasso ma data la prostrazione fisica e le gambe dalla consistenza di un albero ci sconsiglia.
Attrezziamo così una stucchevole doppia da 2 metri, che è comunque meglio che una frattura alla caviglia di mozzarella che ho in questo momento.
Finalmente è finita. Siamo sul sentiero e poi al rifugio.
Una giornata bella piena e intensa. Ora che è finita si ha il tempo di gustare l'ambiete e il piacere di esserci stati dentro.

 

RELAZIONE COMPLETA NELLA GUIDA
IVgrado e più - DOLOMITI ORIENTALI - parte 2

 

 

 

 

 

 

 

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