OSPO / SETTORE BABNA

Vie Piccola Peste e Il Giardino dell’Aephiornis

relazione di Emiliano Zorzi - salita del 29/2/2012

 

Nella grande e famosa falesia di Ospo, il paesaggio è dominato dal grande paretone giallastro in fondo all’enorme ferro di cavallo roccioso. Sul paretone, alto fino a 150 m, si svolgono una quantità di vie a più tiri di grande impegno e fama. L’unica “accessibile” agli arrampicatori meno pretenziosi è la classica Medo, sul limite dx del paretone stesso.

Il settore Babna invece, dove si svolgono le vie in questione, è di fatto la parte sx del ferro di cavallo della falesia. Qui la parete è più bassa rispetto alla muraglia giallastra centrale ed è letteralmente riempita di monotiri da falesia. Ci sono comunque anche alcuni percorsi a più tiri, anche di difficoltà non insormontabile, come i due qui presentati, tipiche scalate sportive che alternano tratti interessanti ad altri più scadenti, che conducono comunque fino in cima alla parete. Una proposta alternativa agli spesso iperfrequentati monotiri sottostanti.

Parete esposta al sole adatta alle stagioni fredde; d’estate è praticamente impossibile arrampicare.

 

Accesso al settore Babna:

Dalla strada (possibilità di parcheggio nei pressi del piccolo camping o sulla strada stessa) si sale alla chiesetta del paese di Ospo e quindi verso dx per stradina e sentierino, transitando alla base del primo settore della falesia (Banje), subito dietro al paese. Si prosegue lungo il sentierino nella ripida boscaglia carsica giungendo alla base del settore Babna praticamente al punto più basso delle rocce. Poco a dx dello stesso, dove inizia una corda fissa che agevola la risalita lungo di una rampa appoggiatissima ma levigata dall’acqua e dall’uso che conduce ai monotiri della parte più alta della falesia, inizia la Via Piccola Peste. Seguendo la breve rampa e poi continuando a costeggiare la base delle rocce verso dx si giunge all’attacco di Il Giardino di Aephiornis, che è l’ultima via della parete. 10-15 min. dalla strada.

 

Via Piccola Peste

 

Si sviluppa con percorso logico lungo una cengia-rampa che taglia in diagonale a metà altezza la parete sopra degli strapiombi giallastri conducendo ad una zona appoggiata. Sopra questa, con costante andamento obliquo a dx, raggiunge la cima della parete su un pilastro grigiastro. Nonostante l’andamento diagonale è sempre possibile calarsi raggiungendo le catene dei monotiri sul ciglio della parete strapiombante sottostante. Dal percorso si staccano verso l’alto alcuni tiri generalmente impegnativi.

 

Sviluppo:                         110 m

Difficoltà:                         via a spit                                                max: 6b (obbl. 6a)

Tempo previsto:            2 ore

Roccia:                            ottima e ripulita

Materiale:                         12 rinvii; comodo avere, eventualmente, due corde da 50 m per la discesa anche se non necessarie

 

Salita:

1)     Il primo tiro può essere a scelta, in quanto molti monotiri ravvicinati conducono all’inizio della cengia-rampa obliqua (vedi foto), dove sono infisse varie catene. Lungo la parete grigia, che in alto diviene giallastra e conduce all’inizio della cengia a sx di un testone di roccia. In centro vi è un tiro di 5b, poco a dx, iniziando con un diedrino e terminando con un leggero strapiombo giallastro si svolge il tiro originale (6a+). 25 m; 5c o 6a+; spittatura da falesia.

In alternativa, poco a dx, lungo la parete giallastra immediatamente a sx del testone che segna l’inizio della cengia, vi è un tiro più facile (Tirare tipanie, 5a).

2)     Si segue la rampa-cengia verso dx, prima molto facile (3c, 1C, 1S). Un passo più impegnativo permette di aggirare in traverso una prima costola arrotondata di roccia (5b, 2S) e poi una seconda biancastra (5c, 1C, 1S) in obliquo verso dx. Subito oltre si sosta all’inizio della zona appoggiata della parete. 20 m; 3c, pp. 5b e 5c; 4S, 2C; 2SF.

3)     Si continua in obliquo a dx per lastre levigate ma molto appoggiate, costeggiando la base del salto superiore della parete. Oltrepassato un albero secco ed un’ultima placca grigiastra si giunge alla sosta su catena. 25 m; 4c; 2S, 2SF.

4)     Tralasciando la fila di spit più a sx (Toute de force, 7a) si prosegue per ripida placca biancastra impegnativa (6a, p. 6b). Quando la fila di spit si sdoppia si segue il ramo di dx lungo una specie di rampa più scura quasi verticale (da sotto si congiunge una variante di Il giardino dell’Aephiornis). Un breve traverso a dx conduce in una piccola nicchia sopra degli strapiombetti giallastri. 15 m; 6a, 6b; spittatura da falesia.

5)     Si esce dalla nicchia a dx e si scala con leggero andamento a dx la bella parete soprastante che alterna tratti su piccole prese nette ad altri con appigli più generosi, giungendo fino in cima ad un pilastro appena accennato. Sosta sugli ultimi salti della parete all’inizio della vegetazione. 25 m; 5c, 6°; spittatura da falesia.

 

Discesa:

Vedi itinerario successivo.

 

Via Il Giardino dell’Aephiornis

 

Si sviluppa sul limite dx del settore. Via discontinua “rovinata” un po’ dal secondo tiro su gradoni con erba e sassi. Si usa per discesa anche per la Via Piccola Peste.

 

Sviluppo:                         90 m

Difficoltà:                         via a spit                                                max: 6b (obbl. 6a)

Tempo previsto:            2 ore

Roccia:                            ottima su tiri difficili; sporca sul secondo tiro

Materiale:                         12 rinvii; comodo avere, eventualmente, due corde da 50 m per la discesa anche se non necessarie

 

Salita:

1)    Tiro su bella placca grigia e quasi verticale a buchetti e goccette ed andamento vario e divertente con buone prese. Sosta sotto una costola. 25 m; 6°; spittatura da falesia.

2)    Si rimonta la costola sulla sx per un diedrino (1S) sopra il quale si sale per salti sporchi di erba e terra (qualche sasso), più in alto gradoni fessurati (2S) portano alla sosta su catena in mezzo ad una placca scura sotto il pilastro superiore. 20 m; 5b molto discontinuo; 3S; 2SF.

3)    Da qui vi sono due possibilità: la prima consiste nell’obliquare a sx per placca e, scalando un muro verticale biancastro a sx della fascia di piccoli strapiombi giallastri soprastanti, raccordarsi al tiro 4 di Piccola Peste. 20 m; 6a+; spittatura da falesia.

La via originale invece, dopo aver salito direttamente per qualche metro la placca (2S), traversa decisamente a dx (2S con cordini) in leggera salita fino allo spigolo del pilastro soprastante. Sosta su terrazzino al limite della vegetazione. 20 m; 5b; 4S, 1SF+1C.

4)    Con bella arrampicata in verticale per placca irregolare e poi per un diedrino si raggiunge l’ultimo strapiombetto, impegnativo, che difende l’uscita. Superatolo si raggiunge la cima del pilastro e la sosta dove termina Piccola Peste. 25 m; 6a, p. 6b; spittatura da falesia.

 

Discesa:

Disponendo di due corde da 50 m risulta comoda e veloce.

In questo caso, dall’ultima sosta ci si cala in verticale per 40 m fino alla sosta 2. Da questa con altri 45 m direttamente a terra (eventualmente 20+25 m).

 

Con una sola corda la discesa è più laboriosa. Si segue a ritroso la via, tenendo conto che il tiro 3 è in deciso traverso e bisogna calarsi lungo questo rinviando i 2 spit del traverso. Soluzione scomoda e laboriosa.

 

 

Foto principali:

 

 

 

Galleria immagini: