Nella grande e famosa
falesia di Ospo, il paesaggio è dominato dal grande paretone giallastro in fondo all’enorme ferro di cavallo
roccioso. Sul paretone, alto fino a 150 m, si
svolgono una quantità di vie a più tiri di grande impegno e fama. L’unica “accessibile”
agli arrampicatori meno pretenziosi è la classica Medo, sul limite dx del paretone stesso.
Il settore Babna invece, dove si svolgono le vie in questione, è di
fatto la parte sx del ferro di cavallo della falesia. Qui la parete è più bassa
rispetto alla muraglia giallastra centrale ed è letteralmente riempita di monotiri da falesia. Ci sono comunque anche alcuni percorsi
a più tiri, anche di difficoltà non insormontabile, come i due qui presentati,
tipiche scalate sportive che alternano tratti interessanti ad altri più
scadenti, che conducono comunque fino in cima alla parete. Una proposta
alternativa agli spesso iperfrequentati monotiri sottostanti.
Parete esposta al sole
adatta alle stagioni fredde; d’estate è praticamente impossibile arrampicare.
Accesso al settore Babna:
Dalla
strada (possibilità di parcheggio nei pressi del piccolo camping o sulla strada
stessa) si sale alla chiesetta del paese di Ospo e
quindi verso dx per stradina e sentierino, transitando alla base del primo
settore della falesia (Banje), subito dietro al paese.
Si prosegue lungo il sentierino nella ripida boscaglia carsica giungendo alla
base del settore Babna praticamente al punto più
basso delle rocce. Poco a dx dello stesso, dove inizia una corda fissa che
agevola la risalita lungo di una rampa appoggiatissima ma levigata dall’acqua e
dall’uso che conduce ai monotiri della parte più alta
della falesia, inizia la Via Piccola Peste. Seguendo la breve rampa e poi
continuando a costeggiare la base delle rocce verso dx si giunge all’attacco di
Il Giardino di Aephiornis, che è l’ultima via della
parete. 10-15 min. dalla strada.
Via Piccola Peste
Si
sviluppa con percorso logico lungo una cengia-rampa che taglia in diagonale a
metà altezza la parete sopra degli strapiombi giallastri conducendo ad una zona
appoggiata. Sopra questa, con costante andamento obliquo a dx, raggiunge la
cima della parete su un pilastro grigiastro. Nonostante l’andamento diagonale è
sempre possibile calarsi raggiungendo le catene dei monotiri
sul ciglio della parete strapiombante sottostante. Dal percorso si staccano
verso l’alto alcuni tiri generalmente impegnativi.
Sviluppo: 110
m
Difficoltà: via
a spit max: 6b (obbl. 6a)
Tempo previsto: 2 ore
Roccia: ottima
e ripulita
Materiale: 12
rinvii; comodo avere, eventualmente, due corde da 50 m per la discesa anche se
non necessarie
Salita:
1)
Il
primo tiro può essere a scelta, in quanto molti monotiri
ravvicinati conducono all’inizio della cengia-rampa obliqua (vedi foto), dove
sono infisse varie catene. Lungo la parete grigia, che in alto diviene
giallastra e conduce all’inizio della cengia a sx di un testone di roccia. In
centro vi è un tiro di 5b, poco a dx, iniziando con un diedrino e terminando
con un leggero strapiombo giallastro si svolge il tiro originale (6a+). 25 m; 5c o 6a+; spittatura
da falesia.
In alternativa, poco
a dx, lungo la parete giallastra immediatamente a sx del testone che segna l’inizio
della cengia, vi è un tiro più facile (Tirare
tipanie, 5a).
2)
Si
segue la rampa-cengia verso dx, prima molto facile (3c, 1C, 1S). Un passo più
impegnativo permette di aggirare in traverso una prima costola arrotondata di
roccia (5b, 2S) e poi una seconda biancastra (5c, 1C, 1S) in obliquo verso dx.
Subito oltre si sosta all’inizio della zona appoggiata della parete. 20 m; 3c, pp. 5b e 5c; 4S, 2C; 2SF.
3)
Si
continua in obliquo a dx per lastre levigate ma molto appoggiate, costeggiando
la base del salto superiore della parete. Oltrepassato un albero secco ed un’ultima
placca grigiastra si giunge alla sosta su catena. 25 m; 4c; 2S, 2SF.
4)
Tralasciando
la fila di spit più a sx (Toute de force, 7a)
si prosegue per ripida placca biancastra impegnativa (6a, p. 6b). Quando la
fila di spit si sdoppia si segue il ramo di dx lungo una specie di rampa più
scura quasi verticale (da sotto si congiunge una variante di Il giardino dell’Aephiornis).
Un breve traverso a dx conduce in una piccola nicchia sopra degli strapiombetti giallastri. 15 m; 6a, 6b; spittatura da falesia.
5)
Si
esce dalla nicchia a dx e si scala con leggero andamento a dx la bella parete
soprastante che alterna tratti su piccole prese nette ad altri con appigli più
generosi, giungendo fino in cima ad un pilastro appena accennato. Sosta sugli
ultimi salti della parete all’inizio della vegetazione. 25 m; 5c, 6°; spittatura da falesia.
Discesa:
Vedi itinerario
successivo.
Via Il Giardino dell’Aephiornis
Si
sviluppa sul limite dx del settore. Via discontinua “rovinata” un po’ dal
secondo tiro su gradoni con erba e sassi. Si usa per discesa anche per la Via
Piccola Peste.
Sviluppo: 90
m
Difficoltà: via
a spit max: 6b (obbl. 6a)
Tempo previsto: 2 ore
Roccia: ottima
su tiri difficili; sporca sul secondo tiro
Materiale: 12
rinvii; comodo avere, eventualmente, due corde da 50 m per la discesa anche se
non necessarie
Salita:
1)
Tiro
su bella placca grigia e quasi verticale a buchetti e goccette
ed andamento vario e divertente con buone prese. Sosta sotto una costola. 25 m; 6°; spittatura
da falesia.
2)
Si
rimonta la costola sulla sx per un diedrino (1S) sopra il quale si sale per
salti sporchi di erba e terra (qualche sasso), più in alto gradoni fessurati
(2S) portano alla sosta su catena in mezzo ad una placca scura sotto il
pilastro superiore. 20 m; 5b molto
discontinuo; 3S; 2SF.
3)
Da
qui vi sono due possibilità: la prima consiste nell’obliquare a sx per placca
e, scalando un muro verticale biancastro a sx della fascia di piccoli
strapiombi giallastri soprastanti, raccordarsi al tiro 4 di Piccola Peste. 20 m; 6a+; spittatura da falesia.
La via originale
invece, dopo aver salito direttamente per qualche metro la placca (2S),
traversa decisamente a dx (2S con cordini) in leggera salita fino allo spigolo
del pilastro soprastante. Sosta su terrazzino al limite della vegetazione. 20 m; 5b; 4S, 1SF+1C.
4)
Con
bella arrampicata in verticale per placca irregolare e poi per un diedrino si
raggiunge l’ultimo strapiombetto, impegnativo, che difende l’uscita. Superatolo
si raggiunge la cima del pilastro e la sosta dove termina Piccola Peste.
Discesa:
Disponendo di due
corde da 50 m risulta comoda e veloce.
In questo caso, dall’ultima
sosta ci si cala in verticale per 40 m fino alla sosta 2. Da questa con altri 45
m direttamente a terra (eventualmente 20+25 m).
Con una sola corda la
discesa è più laboriosa. Si segue a ritroso la via, tenendo conto che il tiro 3
è in deciso traverso e bisogna calarsi lungo questo rinviando i 2 spit del
traverso. Soluzione scomoda e laboriosa.
Foto principali:
Galleria immagini: